Dice di chi la fa

Di Margherita Brero

Stavo riflettendo sui temi dell’inclusione delle persone con disabilità. Sicuramente non è il tema più urgente che la nostra società ha da affrontare; alla fine per fortuna le persone con disabilità non sono poi così tante, comunque non abbastanza da fare massa critica.


Detto questo, guardando cosa si dice del tema sui social, sui media, nel discorso pubblico, raccolgo due tipi di posture: una un po' paternalistica del tipo “ma si, poverini” e un'altra, che invece cerca di convincerci che in fondo conviene a tutti. Conviene alle persone direttamente interessate, conviene a chi gli sta accanto, conviene al sistema. Avere a che fare con una persona con una qualche disabilità ti permette di imparare, di lavorare con risorse nuove e inaspettate, diverse. Si farà un po' più fatica, ma poi vale la pena.


E allora, diversamente da come faccio di solito, (sono un coach cerco di evitare di entrare nel paradigma del “giusto o sbagliato” favorendo la logica “utile o non utile”) ma questa volta invece mi piacerebbe restare lì e dire che la prima buona ragione per fare lo sforzo di includere le persone con disabilità è che è giusto.
Poi viene tutto il resto. Ma è culturalmente giusto, etico e morale; non lo so, ditelo come volete, ma è una scelta che dice molto di chi la fa.

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