L’impossibile inversione a U dell’umanità

Mahmood, i reparti “Diversity, Equity & Inclusion” e la modernità

A me questo Sanremo della restaurazione fa venire in mente un sacco di cose.

Lo guarda una montagna di gente, ne parlano tutti, anche chi non lo guarda. E quindi è per sua natura significante.

E io vedo questo: una certa idea di mondo, bella fissa, istituzionalizzata che cerca di resistere davanti ai colpi della modernità che avanza. E allora fuori la politica per regolamento, via la cronaca, a zero l’attualità, via gli artisti fluidi e largo ai ragazzi in giacca e alle donne magre, composte, con i capelli lunghi e l’abito da sera. Siamo nella bolla.

Quello che mi piace è che vedo crepe nella bolla. Il modello scricchiola da ogni parte, anche se continua nella sua azione di resistenza a botte di ironia senile e galanterie sessiste, e penso che funziona proprio così. O il cambiamento lo fai tuo, lo accompagni, o un bel giorno ti arriva addosso e tu diventi inadeguato, cringe direbbero mia figlia e mia nipote.

Allora estendo il discorso e penso ai millemila post, articoli, commenti che ho letto sulla chiusura da parte delle aziende americane, dei reparti DEI.

Gli americani si sa, sono persone che cambiano idea in fretta, si affezionano meno di noi, ma di solito è gente che guarda al futuro e stavolta non ho proprio capito cosa pensano che succederà. I reparti DEI stavano diventando la camera di compensazione delle diversità, il luogo dove si rifletteva e si lavorava senza tanta ideologia, per favorire e sviluppare un sistema che di diversità potesse nutrirsi, un luogo necessario per accompagnare un cambiamento inevitabile. Chiuderli a quale idea di futuro corrisponde esattamente? Pensano forse che l’immigrazione si fermerà? Che i paesi ricchi e occidentali smetteranno di invecchiare e invertiranno la loro curva demografica? Pensano che i Gen Z, quegli alieni che non ti danno il cellulare perché non vogliono essere disturbati fuori dall’ufficio, diventeranno dei soldatini come siamo stati noi? Pensano a un mondo in cui quell’esempio estremo di bonanza maschia, sexy e gay di Mahmoud verrà considerato qualcosa da nascondere e di cui vergognarsi? Pensano che i babbi che hanno finalmente avuto i congedi di paternità, vorranno rinunciarvi? Pensano che tutte quelle giovani donne laureate che ormai da anni pesano nelle statistiche più dei colleghi uomini, vorranno rinunciare ad avere un ruolo e una voce pubblica?

Pensano, in sintesi, a una inversione a U dell’umanità che si sottoporrà di nuovo a stereotipi impossibili da realizzare? Mi sembra una lotta di straordinaria stupidità.

Insomma dai, è una cosa davvero cringe.

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