PRE-OCCUPARSI
Sulla fatica di “doverci pensare”
Nelle ultime settimane ho avuto la fortuna di lavorare con molte donne diverse e ho ritrovato un tema che mi sembra non cambi mai: sentono tutte un costante carico mentale ed emotivo.
Figlie che si sentono in dovere di…, mogli che si sentono in dovere di…, madri che sono sicure di essere in dovere di…, ma anche colleghe che si sentono in dovere di…., artigiane che si sentono in dovere di… e insomma, avete capito.
Alcune fanno fatica ad esprimere esattamente la stanchezza, la frustrazione, il disagio che sentono, come se questo preoccuparsi di cose e persone fosse parte di loro, della loro natura. Una zavorra che è necessariamente parte del loro stare al mondo.
Il problema non è tanto il carico che sentono di portare addosso, quanto la solitudine che sentono nel portarlo. Sembra infatti che anche quando gli uomini si rendono disponibili ad occuparsi di cose e persone, non sono AUTONOMI nel farlo.
“Mio marito prepara sempre le merende ai nostri figli, ma non si ricorda che in classe del piccolo c’è un bambino allergico alle nocciole e non si può portare in classe il cioccolato”.
“Il mio capo è super disponibile ad organizzare riunioni di feedback, ma le mette sempre nel primo pomeriggio, quando la mia collega non c’è perché allatta da casa”.
“Il mio compagno fa la lavatrice subito, quando glielo chiedo”.
“I miei colleghi apprezzano molto le nostre feste e cene aziendali, mi ringraziano sempre, ma le organizzo sempre da sola e a me le feste aziendali non piacciono (questa frase mi è stata detta proprio così)”.
Riconoscere questa frustrazione come comune, sistemica e non occasionale e personale è fondamentale per le donne.
Imparare a prendersi cura, pre-occupandosi delle cose e delle persone è cruciale per gli uomini.
Affinché questo succeda temo sia necessario esplorare i propri preconcetti, il proprio “ovvio”, le proprie credenze, le proprie abitudini, le proprie aspettative e le aspettative sulle aspettative altrui. Che casino.
Per questo sono sempre più convinta che si debba lavorare con gli uomini e non solo con le donne, affinché la completa espressione del potenziale di tutte le persone non debba attendere rivoluzioni culturali macroscopiche, ma possa iniziare da subito.