Buon 26 Aprile e tutti i giorni a venire

BUONI MOTIVI PER NON DIMENTICARE.
VALIDI MOTIVI PER RINGRAZIARE.

Durante la lotta partigiana, in un momento di difficoltà enormi, violenze inaudite, distruzione a tutti i livelli, qualcuno ha cominciato a raccontare una storia diversa da quella ufficiale. Il fascismo aveva imposto una narrazione fatta di eroi militaristi, uomini forti, donne madri e angeli del focolare.

Ma quelle signorine educate nelle classi di "economia domestica", che passavo ore ad imparare a stare sedute composte e zitte o che facevano un figlio all'anno dai 15 anni in poi, senza nemmeno smettere di zappare la terra, iniziarono a raccontare un'Italia diversa: popolare, solidale, resistente, dove anche i "piccoli" (contadini, operai, donne) avevano un ruolo rilevante.

Questo gesto, prendere la parola e riscrivere la realtà, a me sembra proprio lo stesso che il femminismo fece negli anni '60 e '70. Anche quella volta, rifiutarono la narrazione dominante che voleva le donne passive, dipendenti, destinate solo alla famiglia. Iniziarono a raccontare invece esperienze vissute, desideri propri, ingiustizie strutturali. Iniziarono a pretendere un ruolo sociale, il riconoscimento del loro valore come forze produttive e come soggetti politici. E spesso furono proprio le protagoniste della lotta partigiana a promuovere e a sostenere la lotta femminista.

E lo fecero creando quegli strumenti nuovi (assemblee, gruppi di autocoscienza, scrittura collettiva) che hanno permesso di cambiare il modo stesso in cui si parla della società. La lotta partigiana, tra le altre, ha aperto la strada a un modo di pensare e raccontare la società dal punto di vista degli esclusi. Il femminismo ha raccolto quella eredità e l’ha portata ancora più in profondità, mettendo al centro il patriarcato come sistema di oppressione a tutti i livelli.

Come dicevo, buoni motivi per non dimenticare.
Validi motivi per ringraziare.

Indietro
Indietro

LE NOZZE DI GIORGIO

Avanti
Avanti

Una bella storia