LE NOZZE DI GIORGIO
Maggio è il mese dei matrimoni. E quando ci sono i matrimoni, ci sono i regali di matrimonio. E quando ci sono i regali di matrimonio… Ieri ero in una azienda e per due volte è entrata una persona per chiedere al mio interlocutore se avrebbe partecipato al regalo per Giorgio. Congratulazioni Giorgio, hai dei colleghi che ti vogliono bene. O meglio, hai delle colleghe che ti vogliono bene.
Ci sono alcune cose, in tutti i luoghi di lavoro, che sembrano diventare, per caso e sempre, responsabilità di una donna: il regalo di pensionamento di X, il caffè tutti assieme durante la pausa per la promozione di Y, gli appunti della riunione di martedì della quale non è stato tenuto un verbale; ma anche: "se non è una domanda stupida", "se non disturbo", "se ho capito bene".
Creare e mantenere relazioni, tenere traccia di dettagli logistici che non sono formalmente nella job description di nessuno, scusarsi in anticipo per il disturbo che si può aver generato nell'atto stesso di prendere parte alla conversazione. Sembra essere tutto molto femminile.
Io però mi sono fatta l’idea che "sempre" e "per caso" tendono a non funzionare bene nella stessa frase, come conferma il report Shapeshifters: What We Do at Work to Be Liked, discusso recentemente sul The Guardian. https://www.theguardian.com/society/2025/may/19/likability-labour-why-its-time-for-women-to-stop-being-nice-at-work
Il 56% delle donne, contro il 36% degli uomini, avverte una costante pressione ad essere costantemente considerata *piacevole* sul luogo di lavoro.
Ma chi è una persona e soprattutto una donna "piacevole"?
E come si fa a esserlo sempre, in qualsiasi contesto?
Perché agli uomini viene concesso il vizio di occuparsi del “cosa”, senza perdere tutto questo tempo a preoccuparsi del “come”?
Perché le donne assertive hanno un “caratterino”?
I nostri bias non sono, quantomeno all'inizio, una colpa, ma è importante rendercene conto, capire da chi ci aspettiamo cosa e chiederci perché. Nel frattempo, si può imparare a dire di no, a riappropriarsi dei propri confini; insegnarsi che autorevole non significa poco divertente, che direttivo non vuol dire non attraente, che assertivo non significa aggressivo. Che il giudizio dipende da come guardi alle cose.
Fatevelo dire da una maestrina col caratterino: è difficile. Ma si può fare.